Turismo in bassa stagione: la destagionalizzazione come strategia di crescita dell’intero settore e dell’economia del Paese
In un Paese che vuole e deve ripartire, il turismo non può essere considerato un fenomeno stagionale.
La scelta di programmare le vacanze in luglio e agosto è dettata certamente da esigenze che il più delle volte sono logistico-organizzative.
Le ferie aziendali e le vacanze scolastiche impongono alle famiglie di concentrare le vacanze nel corso dell’estate, ma ci sono altre forme di turismo oltre a quelle dei mesi caldi che possono essere incentivate.
La stagionalità rappresenta dunque un problema non solo per le destinazioni turistiche balneari, ovviamente più soggette alle condizioni climatiche, ma per l’economia nazionale che potrebbe trarre grande linfa dall’ampliarsi del ventaglio temporale e dalla diversa distribuzione nel corso dell’anno del flusso di viaggiatori.
La destagionalizzazione del turismo è pertanto da considerarsi strategica e fondamentale per la ripresa di un settore che ha risentito di un lungo periodo di stallo ma anche per l’intera economia nazionale.
Nel 2019, infatti, anno precedente all’inizio della pandemia, l’apporto del settore turismo al PIL è stato del 13,2%.
Si pensi, poi, a quanti operano nel settore del turismo, non a caso indicati quali “stagionali”, legati a forme contrattuali di lavoro a breve termine proprio perché basate esclusivamente sul turismo d’alta stagione.
Opportunità di turismo “fuori stagione”
Una considerevole opportunità di destagionalizzazione è arrivata negli anni precedenti la pandemia dal turismo city break, ovvero dai soggiorni brevi in città d’arte o in luoghi di svago per periodi da 1 a 4 giorni.
Brevi vacanze da incastonare nella routine settimanale che hanno il vantaggio di allungare il relax di un weekend.
Questa tipologia di vacanza short è stata agevolata dai voli low cost, che hanno consentito di abbattere costi e distanze, e dal boom del turismo in appartamento, che ha facilitato prenotazioni e modalità di soggiorno.
Anche i grandi eventi, le convention, le mostre e gli happening sportivi rappresentano un attrattore di turismo destagionalizzato.
Un turismo che oggi va senza dubbio reintercettato, incentivato ed efficacemente organizzato.
La gestione attuale dei grandi eventi va senz’altro ripensata, ma restano appuntamenti fondamentali per la crescita, la promozione socio-culturale ed economica del Paese.
Olimpiadi, expo, mondiali di calcio, capitali europee della cultura, ma anche fiere internazionali o festival culturali coinvolgono e agevolano lo sviluppo del tessuto economico locale.
Un report attuale di World Capital ha stilato una classifica dei paesi turistici e del loro livello di destagionalizzazione.
Nonostante lo studio abbia il limite di riferirsi unicamente ai livelli di occupazione delle ricettività classica, e non tenga conto del cambiamento radicale nell’offerta di accoglienza turistica, consente di formulare alcune interessanti considerazioni sulla necessità di destagionalizzare il turismo italiano.
Secondo il report, è Malta a posizionarsi prima per flusso turistico di bassa stagione (76% di occupazione), seguita da Spagna (63,7%) e Francia (60,8%).
L’Italia (42,9%) appare sesta in classifica, nonostante il clima favorevole sia autunnale che primaverile dovrebbe favorire il perpetrarsi dei flussi.
Per CleanBnB, nonostante si tratti di un’analisi parziale, dunque non integrata dal numero dei soggiorni in affitto breve che nel periodo post pandemico hanno rappresentato l’alternativa preferita da chi ha sentito maggiormente l’esigenza di privacy e distanziamento, il dato è da guardare in prospettiva ottimistica, perché evidenzia l’ampio margine di miglioramento cui il Paese è destinato, se coadiuvato da azioni sinergiche che coinvolgano tutte le parti in causa.
Gli affitti brevi non potranno che trarre vantaggio da iniziative atte a sostenere un turismo maggiormente sostenibile, che individui e favorisca nuovi tempi ma anche nuovi luoghi e modalità di svolgimento della propria vacanza, ma saranno anche in grado di apportare una spinta al settore turistico e all’economia del Paese.
Il pathos dei viaggiatori, più favorevoli dopo la pandemia a ricercare location intime per i propri soggiorni, evitando anche il sovraffollamento dell’alta stagione, induce a ritenere che l’Italia possa scalare parecchie posizioni e divenire un Paese in grado di sfruttare tutte le sue potenzialità.
L’estate 2021 d’altronde ha fatto registrare brillanti risultati per tutto il settore e CleanBnB ha ottenuto i migliori luglio e agosto di sempre, totalizzando un numero e un valore complessivo di prenotazioni sostanzialmente doppio rispetto sia ai numeri consuntivati a luglio e agosto 2020, sia al dato pre-covid di luglio e agosto 2019.
Dunque, per il settore degli affitti brevi, che è per sua natura incline a intercettare i viaggiatori di bassa stagione (si pensi a chi si sposta per lavoro o per studio o a chi invece cerca dimore adiacenti a luoghi di cura per portare assistenza ai soggetti fragili), un’ulteriore spinta propulsiva verso nuove e più sostenibili abitudini di viaggio consoliderebbe la grande ripresa post-Covid registrata negli ultimi mesi.